L’arrivo di un bambino viene considerato nell’immaginario
sociale come un momento in cui bisogna essere sempre felici… perché allora può
capitare che la neomamma si senta triste, nervosa, pianga facilmente…?
Dopo il parto può capitare che vi siano delle alterazioni
dell’umore da parte della donna che è appena diventata mamma, a volte si tratta
di baby blues, altre volte di vera e
propria depressione.
Cosa significa “baby blues”?
Il “baby blues” o “maternity blues” è la più comune sindrome del puerperio:
consiste in un periodo di alterazione emotiva di lieve entità che insorge dopo
il parto e può durare alcuni giorni o alcune settimane. E’ dovuto
principalmente ai cambiamenti nel livello ormonale, a cui si aggiungono fattori
stressogeni quali la stanchezza psicofisica connessa al parto e i cambiamenti
che avvengono nel proprio contesto sociale di appartenenza e circa la propria
quotidianità.
Il baby blues presenta sintomi analoghi a quelli della
depressione postpartum: tristezza, nervosismo, sbalzi d’umore, pianto, ansia…
La differenza è che si caratterizza per una remissione
spontanea.
E’ importante però che la donna e la sua rete di
riferimento conosca tale manifestazione sintomatica, in modo da affrontarla al
meglio.
Quando si parla invece
di depressione postpartum?
Con “depressione postpartum” si intende un vero e proprio
disturbo depressivo, che si colloca temporalmente proprio nel postpartum, può
essere connotato da diversi livelli di gravità e riguarda circa l’11-13% delle
donne.
Quali sono i principali sintomi della depressione
postpartum?
Innanzitutto è importante considerare che vi è un ampia
casistica di sintomi e non è necessario che siano tutti presenti per parlare di
depressione postpartum. Inoltre, il quadro sintomatico deve determinare un
certo grado di compromissione del funzionamento globale della donna.
Una donnna potrebbe quindi mostrare:
- Umore
depresso, tristezza, pessimismo
- Pianto
persistente e immotivato
- Irritabilità
- Senso
di solitudine e di disperazione (può capitare di sentirsi sole anche se
“oggettivamente” non lo si è, ma si hanno più persone vicine)
- Disinteresse
in varie attività
- Affaticamento
e mancanza di energie
- Agitazione
o rallentamento psicomotorio
- Scarsa
capacità di concentrazione, difficoltà nel prendere decisioni (anche decisioni
quotidiane o legate alla cura del neonato)
- Ansia
- Autosvalutazione,
bassa autostima, sensi di colpa, senso di inadeguatezza (per esempio rispetto
al proprio ruolo genitoriale e alle competenze come madre)
Quali eventi stressogeni
possono aumentare il rischio di depressione postpartum?
Si parla di “fattori di rischio”, ovvero condizioni che
potrebbero aumentare la vulnerabilità rispetto alla depressione post partum:
- Fattori
biologici: cambiamenti ormonali e fisici correlati al parto
- Fattori
ostetrico-ginecologici: complicanze in gravidanza o nel postpartum, storia
personale di pluriabortività, difficoltà circa l’allattamento… E’importante tenere presente che non
si tratta di una relazione cuasa-effetto per cui se una donna vive una di tali
esperienze, allora svilupperà la depressione postpartum. Una determinante
importante è il vissuto soggettivo, il significato emotivo e personale che la
donna attribuisce a tali eventi; questo spiega perché donne che hanno vissuto eventi
simili, mostrano un vissuto emotivo differente.
-
Fattori
psicologici: giocano un ruolo importante. Per esempio, una donna che ha una
storia personale o familiare di disturbi psicologici sarà più vulnerabile
rispetto ad eventuali esiti depressivi. Un fattore determinante è costituito
dalla personalità della donna: una persona con alta autostima, tendenza
all’ottimismo e buone capacità di coping (si tratta di quelle capacità che ci
consentono di affrontare con efficacia anche le situazioni più avverse), sarà
meno a rischio di vissuti depressivi.
-
Fattori
sociali: recenti eventi di vita stressanti
(lutti, malattie, trasferimenti, difficoltà economiche…), difficoltà nel rapporto di coppia, scarso supporto emotivo e concreto
dalle persone vicine (spesso ciò che conta non è l’aiuto ricevuto in termini
oggettivi, ma il vissuto personale della donna rispetto a quanto si sente o
meno supportati).
Quali fattori possono
diminuire la probabilità di sviluppare una depressione postpartum?
Esistono dei fattori “di protezione”, che si intersecano
con i fattori di rischio e possono ridurre la vulnerabilità rispetto all’emergere della depressione postpartum,
quali:
- Supporto
da parte delle persone vicine (parenti, amici…) o, comunque, la percezione di
essere sufficientemente aiutate sia a livello concreto sia a livello emotivo
- Relazione
stabile e positiva con il partner
- Buona
condizione lavorativa, economica
- Buona
autostima, ottimismo, buona capacità di far fronte agli eventi (anche a quelli
stressanti)
Cosa fare se si dovessero
riscontrare i sintomi di una depressione postpartum?
A volte capita che la donna non si renda completamente
conto delle difficoltà emotive che sta affrontando, è proprio per questo che la
rete di riferimento gioca un ruolo importante, per porsi come fattore di
protezione e di aiuto.
Innanzitutto è importante accogliere tutti i vissuti
della donna, anche quelli negativi, affinchè senta di potersi esprimere
liberamente, senza correre il rischio di essere giudicata e trasmettendo la
sensazione che non è l’unica a provare quei vissuti in un periodo così
delicato.
Inoltre, è fondamentale aiutarla anche a livello
concreto.
Tuttavia è importante anche rivolgersi a uno specialista,
a uno psicologo, in modo da avere uno spazio e un tempo dedicato ad affrontare
questi temi e capire il percorso di supporto che meglio possa aiutare la
donna. Altrimenti , è possibile compiere
un primo passaggio rivolgendosi al proprio medico, così da essere indirizzati
verso una struttura o un professionista.
E’ però importante farsi aiutare, poiché una depressione
postapartum non trattata può avere ricadute sul piano individuale per la donna
e a livello diadico e familiare rispetto alle interazioni mamma-bambino e alla
relazione con il partner.
Dott.ssa Nicoletta Bassani