giovedì 24 aprile 2014

EMDR: di cosa si tratta?

EMDR:
 "Eye Movement Desensitization and Reprocessing"

OVVERO: Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari


Ma di cosa si tratta? 
Visita la sezione dedicata ad approfondire questo tema:
Basta un click:


BUONA LETTURA!

martedì 10 dicembre 2013

NATALE: UN'IDEA REGALO PER GENITORI E BAMBINI

Si avvicina il Natale, è tempo di regali, ma è anche tempo da dedicare a sè, alla propria famiglia, ai propri amici... alle relazioni...


Allora perchè non pensare a un regalo "da trascorrere insieme"?
 CORSO DI MASSAGGIO INFANTILE:



Se 
hai un
 bambino piccolo,
 o se i tuoi familiari e amici
 hanno dei bimbi piccoli tra 0-12 mesi, 
regala a te o alle persone a cui vuoi bene, 
un momento da trascorrere insieme al proprio bambino, 
in una attività di contatto, vicinanza emotiva e interazione,
da "portare anche a casa" per svolgerla nella propia quotidianità:
REGALA UN CORSO
 DI MASSAGGIO 
INFANTILE!


Per informazioni sul corso o su come acquistare il buono da regalare:
e-mail: bassaniprada@gmail.com
cell. 3468877182 - 3398443549


Un caro augurio di  BUON NATALE,
dallo studio BassaniPrada!

martedì 8 ottobre 2013

NUOVA EDIZIONE del CORSO DI MASSAGGIO DEL BAMBINO!

A NOVEMBRE PARTE A MILANO UNA NUOVA EDIZIONE 
DEL CORSO DI MASSAGGIO DEL BAMBINO:

A CHI E' RIVOLTO?
Ai genitori con bambini di 0-12 mesi

DI COSA SI TRATTA?
Un corso dedicato a trascorrere del tempo con il proprio bambino, apprendendo la tecnica del massaggio, ma soprattutto vivendo un'esperienza di contatto e vicinanza emotiva con il proprio bambino.
Per saperne di più:
http://nicolettabassanipsicologamilano.blogspot.it/p/massaggio-del-bambino.html

DOVE SI SVOLGE?
A Milano, presso lo Studio di Psicologia BassaniPrada in Via Guerrini 4 (MM2 Piola)

QUANDO?
Il corso si svolgerà il sabato mattina per andare incontro alle esigenze dei genitori lavoratori e consentire anche la partecipazioni ai papà.
Il calendario in fase di definizione: l'inizio del corso è però previsto per sabato 9 NOVEMBRE.

COME ISCRIVERSI? COME RICHIEDERE INFO?
Basta inviare una e-mail al seguente indirizzo: bassaniprada@gmail.com

DA CHI E' CONDOTTO?
Dalle dottoresse Bassani e Prada, insegnanti diplomate AIMI (Associazione Italiana Massaggio Infantile)



venerdì 13 settembre 2013

SUNDAY BLUES: PERCHE' LA DOMENICA MI SENTO DEPRESSO?

Vi è mai capitato che la domenica vi sentiate tristi o agitati?
Perchè succede?  Di cosa si tratta? 
Gli inglesi la chiamano "sunday blues" (ovvero "sindrome della domenica"): si tratta di uno stato di malessere che insorge la domenica e che si collega al pensiero dell'avvicinarsi del lunedì, della settimana lavorativa e di tutti gli impegni che ci aspettano.

Si tratta di una sindrome che si sta sempre più diffondendo nei Paesi industrializzati e colpisce una persona su quattro.

Come si manifesta?
Solitamente ha inizio nelle ore pomeridiane o serali: la persona che ne è colpita diventa triste in modo "quasi improvviso", apatica o avverte sintomi ansiosi all'idea di ricominciare la settimana.
In alcuni casi possono essere correlati sintomi fisici quali: emicrania, mal di stomaco, tachicardia, difficoltà nella respirazione. 

Come farvi fronte?
  • Non considerare la domenica come un giorno di "solo relax", ma inserire attività piacevoli che consentano di non pensare a ciò che ci aspetta al lunedì, ma anche di diminuire il "salto" da una giornata di assoluto riposo al lunedì di frenetici impegni.
  • Non essere troppo metodici e routinari ma ogni tanto "invertire il sabato e la domenica": riposatevi il sabato e svolgete alcune attività la domenica (v. fare la spesa...)
  • Programmare attività da svolgere con gli amici, invitarli a casa, organizzare qualche uscita fuori...
  • Scrivere un diario che consenta di individuare dove ha origine la tristezza, se riguarda il lavoro o problematiche relazionali/familiari, così da capire e affrontare le proprie difficoltà in modo mirato.
  • Prestare attenzione a quando si manifestano i sintomi per capire se sono circoscritti alla domenica o se perdurano nella settimana e sono quindi collegati a un'insoddisfazione più diffusa.
Quando contattare uno specialista?
Se il malessere diventa consistente o se è generalizzato a diverse aree della propria vita, è bene rivolgersi ad un esperto in modo da approfondire l'origine del proprio disagio e affrontarlo al meglio, considerando tutti i risvolti e le sfaccettature.

Dott.ssa Nicoletta Bassani 

mercoledì 31 luglio 2013

ESSERE SCHIAVI DI UN CLICK: QUANDO INTERNET DIVENTA DIPENDENZA


Internet è uno strumento che ha rivoluzionato il mondo e la conoscenza, ma anche i modi di vivere le relazioni interpersonali.
E' uno strumento dotato di molteplici potenzialità, tuttavia talvolta può portare a una vera e propria dipendenza!

Quando si parla di "dipendenza da Internet"?

Internet può essere utilizzato per differenti scopi, tra i quali anche il gioco d'azzardo, la pornografia... in questo caso però non si tratta di vera e propria dipendenza da Internet, ma di dipendenze "tradizionali" che si avvalgono di Internet soltanto come canale di fruizione (ad esempio: la dipendenza da gioco on line ha le medesime caratteristiche della dipendenza da gioco "tradizonale", ciò che cambia è il  mezzo impiegato, ovvero la Rete).

Si parla invece di "dipendenza da Internet" quando il web viene utilizzato per svolgere azioni in modo smisurato e incontrollato: ad esempio controllare la mail ogni 5 minuti, aggiornare il proprio blog continuamente o postare contenuti su un social network in modo ripetitivo...


Può capitare addirittura di svegliarsi la notte per agire questi comportamenti o di sentirsi persi senza connessione o in caso si rompa il computer.

L'individuo finisce così per isolarsi ancora di più dal mondo reale e far fatica a scindere realtà vistuale e non virtuale.

Spesso chi sviluppa un disturbo da dipendenza da Internet non ne percepisce il disagio e per questo motivo non ritiene di aver bisogno di aiuto.

Chi sviluppa dipendenza da Internet?
  • Spesso è correlata a una depressione o a difficoltà nella sfera relazionale vis a vis, per cui si ricorre a una modalità (ad esempio quella della chat) dove è possibile mantenere l'anonimanto o addirittura costruirsi una diversa identità o un avatar che possiede le caratteristiche desiderate... 
  • I soggetti più a rischio hanno tra i 15 e i 40 anni, possiedono una buona conoscenza informatica, spesso hanno problemi psicologici/psichiatrici o familiari che sono preesistenti allo sviluppo della dipendenza.
  • Spesso sono persone sole, insoddisfatte della propria vita, insicure, con socialità limitata e sovente con altre dipendenze... 

Come si sviluppa la dipendenza da Internet?
Si possono individuare 2 fasi:
  • Fase Tossicofila: aumentano le ore di collegamento a Internet, diminuiscono le ore di sonno, mail e siti preferiti vengono controllati ripeturamente, si entra a far parte di numerose chat/forum di discussione..., si pensa spesso a contenuti della Rete quando si è offline.
  • Fase Tossicomanica: collegamenti a Internet così prolungati da compromettere in modo significativo la vita sociale, sentimentale e lavorativa.  
Quali sintomi? 
La persona pià sviluppare ansia, insonnia, alterazione del ritrmo sonno-veglia, alterata percezione temporale, percezione di sè distorta, disturbi di personalità, difficoltà relazionali, scarso controllo del tempo trascorso nel web.

L'accesso a Internet è sempre più frequente e occupa sempre maggiore tempo. Vi è un vero e proprio impuslo ad agire senza riuscire a smettere. 

Emerge anche una sorta di sindrome da astinenza quando non è possibile utilizzare il mezzo tecnologico secondo le proprie abitudini, caratterizzata da ansia, agtazione psicomotoria, pensieri ossessivi circa quanto può accadere in Rete, sogni o fantasie su Internet...

Come farvi fronte?
E' importante riuscire a cogliere i segnali di dipendenza, quando si sta facendo un uso eccessivo di Internet al punto da distoglierci da altre attività e diventare un "pensiero fisso".
Cercare di gestire il tempo e dedicarsi ad altre attività ricreative.

E' fondamentale non ricorrere a soluzioni drastiche, ma graduali. 
Ad esempio, non risulta funzionale eliminare il proprio account da un social network da un giorno all'altro, privandosi così anche degli aspetti positivi del web, poichè ciò comporterebbe rabbia e frustrazione.
E' preferibile darsi dei tempi circoscritti per lo svago in Internet, per esempio durante una pausa temporalmente definita da una durata, da un inizio e una fine!

Ciò può aiutare pian piano a uscire dall'abitudine di accedere in modo ripetuto alla Rete.

E' però importante non "navigare in superficie", ma andare più a fondo attraverso un percorso psicologico che aiuti a individuare e approfondire quali siano i meccanismi e i bisogni personali e relazionali che portano a sviluppare una dipendenza da Internet, per poi farvi fronte.

Dott.ssa Nicoletta Bassani



Desideri approfondire l'argomento?
Ecco un interessante libro che coniuga l'approfondimento teorico con un taglio divertente:
"Internauti o intronauti?!" Un approccio umoristico ai rischi dell'abuso di internet -
di Lorenzo Recanatini e Claudia Gennarelli.



lunedì 22 luglio 2013

QUANDO LO SPORT DIVENTA DIPENDENZA


Lo sport è da sempre considerato veicolo di benessere e viene praticato fin da bambini proprio perchè "fa bene al corpo e allo spirito".
Esiste però una categoria di persone, gli “sport addicted”, che sviluppano una vera e propria dipendenza dallo sport.

Come capire quando lo sport si trasforma in dipendenza?

La dipendenza non si misura in termini quantitativi, quindi per capire se siamo in presenza di una dipendenza da sport non è sufficiente contare le ore spese nell’esercizio fisico, ma è necessario porre attenzione alla dimensione psicologica, ai vissuti emotivi e motivazionali associati al fare sport.



Quali sono i campanelli di allarme?
  • La pratica sportiva diventa l’unico momento della giornata in cui ci si sente davvero attivi, mentre le altre attività e la propria esistenza in generale vengono percepite come  “vuote” e prive di significato
  • Ogni momento libera viene dedicato allo sport e si rinuncia ad altre occasioni sociali, quali uscire con gli amici, isolandosi sempre di più.
  • Si compiono scelte sulla base della possibilità di svolgere attività fisica: ad esempio scegliere una casa o una sede di lavoro vicine al luogo di allenamento.
  • Dopo 24/36 di mancata attività fisica può emergere una crisi di astinenza.

Quali sono le emozioni associate alla dipendenza da sport?
  • Soddisfazione ed emozioni positive dopo aver terminato l’esercizio sportivo. Una volta esaurito tale effetto positivo subentra un nuovo impulso a fare sport.
  • Tristezza o senso di colpa quando non si riesce a praticare l’attività sportiva in programma.
  • Rabbia e aggressività verso le situazioni o le persone considerate ostacolanti la possibilità di fare sport.
Come farvi fronte? 
 Alcuni accorgimenti che possono essere di aiuto per gestire il problema, sono:
  •  Definire la durata dell’allenamento 
  •  Variare l’orario in cui si fa sport in modo da rompere la routine
  •  Organizzare il tempo libero con altre attività, per non riempirlo unicamente facendo sport 
  •  Allenarsi con altre persone, poiché consente di adeguare i ritmi e tempi a quelli altrui e spostare il focus dalla prestazione fisica alla dimensione relazionale
  • Diversificare gli sport da praticare
  • Ridurre gradualmente l’impegno fisico.
E’ tuttavia importante non soffermarsi soltanto in superficie, ma andare a fondo al problema per capire da dove arriva e come affrontarlo.
Un percorso di sostegno psicologico può quindi aiutare sia a gestire gli aspetti concreti e quotidiani, sia a capire quali sono le radici profonde, i bisogni e i vissuti emotivi che hanno portato all’insorgere della dipendenza da sport per poterli elaborare.


Dott.ssa Nicoletta Bassani

martedì 21 maggio 2013

COS'E' LA DEPRESSIONE POSTPARTUM


L’arrivo di un bambino viene considerato nell’immaginario sociale come un momento in cui bisogna essere sempre felici… perché allora può capitare che la neomamma si senta triste, nervosa, pianga facilmente…?



Dopo il parto può capitare che vi siano delle alterazioni dell’umore da parte della donna che è appena diventata mamma, a volte si tratta di baby blues,  altre volte di vera e propria depressione.



Cosa significa “baby blues”?

Il “baby blues” o “maternity blues” è  la più comune sindrome del puerperio: consiste in un periodo di alterazione emotiva di lieve entità che insorge dopo il parto e può durare alcuni giorni o alcune settimane. E’ dovuto principalmente ai cambiamenti nel livello ormonale, a cui si aggiungono fattori stressogeni quali la stanchezza psicofisica connessa al parto e i cambiamenti che avvengono nel proprio contesto sociale di appartenenza e circa la propria quotidianità.



Il baby blues presenta sintomi analoghi a quelli della depressione postpartum: tristezza, nervosismo, sbalzi d’umore, pianto, ansia…

La differenza è che si caratterizza per una remissione spontanea.

E’ importante però che la donna e la sua rete di riferimento conosca tale manifestazione sintomatica, in modo da affrontarla al meglio.



Quando si parla invece di depressione postpartum?

Con “depressione postpartum” si intende un vero e proprio disturbo depressivo, che si colloca temporalmente proprio nel postpartum, può essere connotato da diversi livelli di gravità e riguarda circa l’11-13% delle donne.



Quali sono i principali sintomi della depressione postpartum?

Innanzitutto è importante considerare che vi è un ampia casistica di sintomi e non è necessario che siano tutti presenti per parlare di depressione postpartum. Inoltre, il quadro sintomatico deve determinare un certo grado di compromissione del funzionamento globale della donna.

Una donnna potrebbe quindi mostrare:

  • Umore depresso, tristezza, pessimismo
  • Pianto persistente e immotivato
  •  Irritabilità 
  •  Senso di solitudine e di disperazione (può capitare di sentirsi sole anche se “oggettivamente” non lo si è, ma si hanno più persone vicine)
  • Disinteresse in varie attività
  • Affaticamento e mancanza di energie
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio
  • Scarsa capacità di concentrazione, difficoltà nel prendere decisioni (anche decisioni quotidiane o legate alla cura del neonato)
  • Ansia
  • Autosvalutazione, bassa autostima, sensi di colpa, senso di inadeguatezza (per esempio rispetto al proprio ruolo genitoriale e alle competenze come madre)




Quali eventi stressogeni possono aumentare il rischio di depressione postpartum?


Si parla di “fattori di rischio”, ovvero condizioni che potrebbero aumentare la vulnerabilità rispetto alla depressione post partum:


  • Fattori biologici: cambiamenti ormonali e fisici correlati al parto
  • Fattori ostetrico-ginecologici: complicanze in gravidanza o nel postpartum, storia personale di pluriabortività, difficoltà circa l’allattamento… E’importante tenere presente che non si tratta di una relazione cuasa-effetto per cui se una donna vive una di tali esperienze, allora svilupperà la depressione postpartum. Una determinante importante è il vissuto soggettivo, il significato emotivo e personale che la donna attribuisce a tali eventi; questo spiega perché donne che hanno vissuto eventi simili, mostrano un vissuto emotivo differente.
  • Fattori psicologici: giocano un ruolo importante. Per esempio, una donna che ha una storia personale o familiare di disturbi psicologici sarà più vulnerabile rispetto ad eventuali esiti depressivi. Un fattore determinante è costituito dalla personalità della donna: una persona con alta autostima, tendenza all’ottimismo e buone capacità di coping (si tratta di quelle capacità che ci consentono di affrontare con efficacia anche le situazioni più avverse), sarà meno a rischio di vissuti depressivi.
  • Fattori sociali: recenti eventi di vita stressanti (lutti, malattie, trasferimenti, difficoltà economiche…), difficoltà nel rapporto di coppia, scarso supporto emotivo e concreto dalle persone vicine (spesso ciò che conta non è l’aiuto ricevuto in termini oggettivi, ma il vissuto personale della donna rispetto a quanto si sente o meno supportati).


Quali fattori possono diminuire la probabilità di sviluppare una depressione postpartum?

Esistono dei fattori “di protezione”, che si intersecano con i fattori di rischio e possono ridurre la vulnerabilità rispetto  all’emergere della depressione postpartum, quali:

  • Supporto da parte delle persone vicine (parenti, amici…) o, comunque, la percezione di essere sufficientemente aiutate sia a livello concreto sia a livello emotivo 
  • Relazione stabile e positiva con il partner 
  • Buona condizione lavorativa, economica 
  • Buona autostima, ottimismo, buona capacità di far fronte agli eventi (anche a quelli stressanti)


Cosa fare se si dovessero riscontrare i sintomi di una depressione postpartum?

A volte capita che la donna non si renda completamente conto delle difficoltà emotive che sta affrontando, è proprio per questo che la rete di riferimento gioca un ruolo importante, per porsi come fattore di protezione e di aiuto.

Innanzitutto è importante accogliere tutti i vissuti della donna, anche quelli negativi, affinchè senta di potersi esprimere liberamente, senza correre il rischio di essere giudicata e trasmettendo la sensazione che non è l’unica a provare quei vissuti in un periodo così delicato.

Inoltre, è fondamentale aiutarla anche a livello concreto.



Tuttavia è importante anche rivolgersi a uno specialista, a uno psicologo, in modo da avere uno spazio e un tempo dedicato ad affrontare questi temi e capire il percorso di supporto che meglio possa aiutare la donna.  Altrimenti , è possibile compiere un primo passaggio rivolgendosi al proprio medico, così da essere indirizzati verso una struttura o un professionista.

E’ però importante farsi aiutare, poiché una depressione postapartum non trattata può avere ricadute sul piano individuale per la donna e a livello diadico e familiare rispetto alle interazioni mamma-bambino e alla relazione con il partner.

Dott.ssa Nicoletta Bassani